giovedì 23 dicembre 2010

Buone Feste

Come ogni anno siamo arrivati al Natale. Il 2010 e' stato per MaveQ un anno molto importante, la nostra piccola azienda e' adesso conosciuta in tutta Italia e siamo felici di poter seguire clienti che spediscono da tutta la penisola ed in tutta tranquillita' mettono nelle nostre mani la proprira attrezzatura subacquea.
Inizialmente credevo impossibile che sia ricreativi che professionisti si potessero affidare ad un'azienda lontana centinaia di chilometri per riparare o modificare il proprio equipaggiamento, questo ci ha spinto maggiormante a lavorare con serieta' e professionalita'; abbiamo inoltre dato il massimo mantenendo un rapporto di dialogo continuo e continuativo con i nostri clienti, abbiamo provato,insomma, a farli sentire piu' vicini a noi ed al nostro mondo.
Ringraziamo tutti i nostri clienti, i veterani, i nuovi ed i ritrovati.
Vi auguriamo di passare delle serene festivita',di divertirvi e di fare delle bellissime immersioni.
 



Lo Staff MaveQ e' felice di augurarvi
Buon Natale e Buon Anno.








Il nostro laboratorio restera' chiuso dal 20-12-2010 al 7-01-2011, il servizio  e-mail e' comunque attivo per informazioni o prenotazioni.

Elena e Giovanni

lunedì 13 dicembre 2010

Il Calzare Stagno montato da MaveQ



Uno degli interventi maggiormente richiesti dai nostri clienti e' la sostituzione del calzare stagno.
I motivi sono innumerevoli, dai piu' comuni usura o infiltrazione di acqua ai piu' mirati e squisitamente tecnici come la ricerca di una condizione piu' confortevole rispetto a quella che puo' offrire un normale calzare stagno.
I modelli maggiormente montati dalle piu' rinomate case produttrici di mute stagne sono:
Il calzare morbido, come quello montato in molti  modelli delle mute Graviti Zero.
Il calzare morbido  al quale successivamente viene applicata una suoletta rigida che prende il nome di turbosole prediletto dalle didattiche tecniche.
Infine svariati tipi di stivaletto interamente o parzialmente in gomma ormai quasi in disuso.





Diversi clienti in passato ci hanno richiesto la possibilita' di avere una calzata morbida che presenti le caratteristiche della calza stagna ma che al contempo sia robusta per poter fare tratti su rocce o scogli, sia flessibile per  permettere la mobilita' del piede ed infine sia calda in modo da poter utilizzare un equipaggiamento interno piu' leggero.
Tra le possibilita' da noi vagliate, e pienamente condivisa dalla Gravity Zero che ne equipaggia l' ultima linea di mute stagne,  abbiamo scelto il modello di scarpetta stagna   Light.









Questa serie di immagini illustra in maniera semplice le pregievoli caratteristiche di questa scarpetta.




Abbiamo deciso di realizzare un piccolo filmato che vi permettera' in remoto di vagliare la qualita' del prodotto.

Caratteristiche tecniche:
LIGHT
Realizzata in neoprene 2.5mm bifoderato differenziato, con soletta interna ad alta densità.
Fodera esterna rinforzata, protezioni in gomma su punta e tallone, ed in poliuretano sul collo.Suola leggera in gomma e fissa pinne.Fascetta velcro per bloccare la calzata.Bordo superiore grezzo per facilitare l'assemblaggio su mute stagne.Cuciture non passanti e sigillate internamente.Interamente risvoltabile!
Colore: nero
Taglie: S (39) - M (40/41) - L (42) - XL (43/44) - 2XL (45)

Questa scarpetta puo' essere montata indifferentemente su mute in neoprene ed in trilaminato 
ed ha riscosso un grande successo tra tutti i nostri clienti. Contattateci per preventivi personalizzati.




mercoledì 29 settembre 2010

FluidgogglesTrygons

Trygons ha sviluppato un nuovo tipo di mascherina da apnea allagata progettata sulle richieste e le idee di diversi atleti famosi. Il taglio e' basato su uno scan laser in 3d del volto di Herbert Nitsch utilizzato come stampo.
Esso fu ritenuto necessario nel lontano 2007, quando si realizzo il suo equipaggiamento per il suo legendario record mondiale di -214m
Allora le normali mascherine o lo rallentavano nella discesa o gli si strappavano via dal volto!
Cosi' abbiamo cercato di apportare tante nuove modifiche per migliorare i gia' noti vantaggi di questo indispensabile equipaggiamento da apnea.

Caratteristiche

1) Vi e' uno spazio libero fra maschera e lente e la composizione degli indici di rifrazione fa si che sia possibile la visione.
2) Sono robusti  al termoclino proteggendo cosi' l'occhio alle variazioni di temperatura.
3) Le lenti sono posizionate di volta in volta in funzione delle misure del cliente.
4)Naturalmente la linea minima ottimizza idrodinamica e peso. Le lenti  in policarbonato rendono la maschera flessibile ma al contempo robusta quasi indistruttibile!
5)La lente dista dall'occhio 3-4mm permettendo una buona viisone senza effetto tunnel.

Come impostare il fluidgoggles per il tuo occhio

1)posizionarsi davanti ad una webcam alla distanza di circa 2m, posizionare un metro rigido all'altezza degli occhi e scattare una foto.
2)Inviare la foto.

Manutenzione degli occhialini
1)Sciacquare in acqua dolce ed asciugare dopo l'uso.
2)Evitare l'esposizione prolungata al sole o a fonti di calore.

Un'alternativa alle fluidgoggles, la cui visibilita' e' ottimizzata per visione in acqua sono le Hight index fluidgoggles, lenti ad alto indice di rifrazione in vetro che permettono una buona visione anche fuori dall'acqua.
Infine forse il miglior compromesso sono le Hight index fluidgoggles single lens che permettono grazie alla versatilita' del sistema di elaborazione delle immagini del nostro cervello di vedere sia fuori che dentro l'acqua.
In pratica il cervello percepisce di volta in volta qual'e' l'occhio che mette a fuoco e lo favorisce nell'elaborare l'immagine finale.






Contattateci per ulteriori informazioni, tutti i modelli sono presenti nel nostro sito ad un prezzo lancio!

martedì 28 settembre 2010

Stereo Carbon Fins Trygons

Alexander Sarasitis, fondatore e proprietario di Trygons, fu probabilmente il primo nel 1991 a progettare le pale in fibra di carbonio per le pinne d'apnea!
Al giorno d'oggi in Trygons una delle massime priorità e' trovare il modo di migliorare l'efficienza di pinneggiata.
Il risultato attuale è la serie Trygons Stereo-fins.
Sono disponibili in 3 livelli di rigidità: morbido, medio e duro.
Sono inoltre disponibili trelunghezze: lungo, normale e corto.

mercoledì 22 settembre 2010

Arbalete in carbonio Trygons serie RX

Lanciata la nuova serie di arbalete. Il modello “ Trygons R2” ha sostituito il vecchio “tryogons dmfr” . La serie “Trygons RX” e’ la nuova creazione di Trygons.


A prima vista la nuova serie sembra uguale alla precedente ma in realata’ sono state susate nuove resine e migliorate le tecnologie di lavorazione.





Il criterio di progetto e’ sempre lo stesso: minimizzare le perdite di potenza e non sprecare nemmeno un grammo della spinta data dall’elastico.

Le innovazioni si possono cosi’ riassumere:

1) Materiale composito in fibra di carbonio ad alta densita’ anche per l’impugnatura, compresa la pista guida e la testa del fucile. L’alloggiamento del mulinello e da 4mm di spessore. Queste 2 nuove caratteristiche rendono piu’ rigida tutta la struttura aumentando la precisione del tiro.





2) La guida dell’asta e’ rettificata con l’uso di una macchina a controllo numerico. Grazie a questo, Trygons puo’ garantire un’accuratezza della guida di soli 0.01mm su tutta la lunghezza!!



3) la canna ha adesso il 40% in piu’ di fibra di carbonio unidirezionale. La serie “RX” e’ inoltre realizzata con una fibra di carbonio con caratteristiche di durezza doppie rispetto alla precedente. Il nuovo fusto puo’ sostenere un carico degli elastici maggiorato rispetto alla serie precedente con una flessione trascurabile della canna.

Su ogni fucile che esce dalla linea di produzione Trygons viene effettuato un controllo di durezza seguendo un rigido standard di qualita’.

Per chi ama tirare con fucili ad elastici, la nuova serie RX offre grande stabilita’ del tiro anche con elastici da 19mm allungati fino a 3,2 volte la loro lunghezza iniziale.

4)Le nuove resine usate possono resistere a temperature fino a 90 gradi centigradi. Le stesse resine sono utilizzate in aviazione e per la realizzazione delle pale eoliche.

La serie “RX” segue un procedimento di 2 giorni nello stampo ed un trattamento finale di 4 ore a 100 gradi. Quindi possiamo garantire che non subira’ alcuna alterazione sotto il sole piu’ cocente!

Il fucile e’ testato in vasca utilizzando un apposito banco prova. Possiamo provare che il Trygons e’ il fucile piu’ preciso e piu’ potente mai costruito. Si accettano sfide!

5) Il meccanismo del grilletto e’ stato drasticamente migliorato. Puo’ lavorare dolcemente fino ad un carico di 400kg!! Senza diventare rigido sotto il dito.



Una vite di regolazione vi permette di settare finemente il meccanismo di sgancio su ogni nuova asta usata. Infatti, al momento del caricamento, l’asta tende a flettersi distaccandosi dalla guida metallica. Subito dopo lo sgancio, l’asta sbatte sulla guida metallica facendovi perdere precisione e potenza del tiro.

6) Ogni foro, ogni taglio, sono realizzati con macchine a controllo numerico. Per non rendere inutile la precisione della guida, anche il resto del fucile deve essere realizzato con alta precisione. Questo non e’ ottenibile con utensili manuali.

7) La canna e’ parzialmente riempita con schiuma espansa adatta all’uso marino. Grazie anche al fusto a sezione arrotondata, la pressione non ha effetti sul fucile. E’ noto che alcuni fucili in carbonio, specialmente quelli a sezione piatta, tendono a piegarsi in profondita’.


8) Per ottenere una distribuzione delle forze il piu’ possibile equilibrata, l’intera canna e’ costruita senza alcuna giuntura, partendo da un unico pezzo di stoffa di carbonio, questa lavorazione e’ uno dei segreti di Trygons.

9) Sono disponibili due forme:

a) la canna normale ha un volume minore, va bene per aste fino a 6,75mm. E’ piu’ veloce nel brandeggio e piu’ silenzioso.

b) L’HB o eavy barrel ha un volume maggiorato per aumentare la rigidezza della canna e sopportare il rinculo. Questo tipo puo’ essere usato con aste con diametro maggiore di 7mm e con molti elastici. Il suo scopo e’ massimizzare la potenza di penetrazione!

10) Una zavorra regolabile e’ disponibile su tutti i modelli.

Si tratta di un piccolo serbatoio che puo’ essere riempito con acqua per rendere il fucile neutro. La massa d’acqua incrementa la massa del fucile assorbendo meglio il rinculo e massimizzando quindi la potenza del tiro.

Trygons garantisce 6 anni la serie R2 e da garanzia a vita per l’RX. Inoltre, su ambedue le serie e’ possibile rettificare la guida dell’asta in seguito all’uso prolungato, questo significa mantenere sempre la stessa precisione e potenza anche dopo 10 anni d’uso!


martedì 21 settembre 2010

MaveQ rivenditore unico per l'Italia TRYGONS

MaveQ apre la stagione autunnale con una grossa novita' per tutti gli amici apneisti.
Da tempo alla ricerca di validi prodotti da affiancare alla nostra linea di mute da apnea, abbiamo deciso di supportare la Trygons. La nostra scelta e' stata pesantemente condizionata dalle similitudini tra gli intenti  e le attitudini delle due aziende MaveQ e Trygons.
La MaveQ e' un'azienda fondata da ingegneri il cui scopo e' produrre articoli artigianali di alta qualita' per le attivita' subacquee, allo stesso modo la Trygons e' un'azienda greca che produce artigianalmente un vasto assortimento di articoli per l'apnea.
Il suo fondatore Alexander Sarasitis  e' un rinomato ingegnere di origine germano/greca che ha vissuto per molto tempo ad Atene. 
Il target di Alexander e'  "Produrre attrezzature innovative per soddisfare cio' di cui atleti professionisti necessitano applicando le propie conoscenze ingegneristiche, il tutto in un ottimo rapporto qualita' prezzo"
"Trygons non fa o rifa' progetti gia' esistenti ma crea innovazioni"
Trygons come MaveQ,grazie all'ampia officina meccanica ed all'esperienza di tutti i suoi collaboratori, produce tutto nei propri laboratori rendendo unico il singolo pezzo.
Due anni fa Il campione mondiale di apnea Herbert Nitsch sceglie Trygons per il suo equipaggiamento. Nel 2009 Trygons organizza un nuovo freediving world  record.
Finalmente da settembre anche in Italia sara' possibile acquistare Trygons, avere dei referenti seri che soddisferanno ogni vostra richiesta ed una vetrina ricca per visionare personalmente un vasto campionario dei prodotti trygons.
MaveQ e' l'unico rivenditore Trygons per l'Italia
Come non apprezzare questi gioielli di tecnologia...
Il tappanaso e' realizzato da una macchina a controllo numerico, e' interamente in alluminio anodizzato e puo' essere bloccato in diverse posizioni, e' disponibile anche in rosso ed il design e' accattivante. .  Nitsch prova il noseclip



Il design dei fluid goggles viene creato interamente da uno scanner laser 3d sul viso di Nitsch. Questa mascherina realizzata in policarbonato viene creata di volta in volta sulle misure del cliente, in tal modo aderisce perfettamente al viso dell'atleta. Ha ottima visibilita' ed alto gradiente di temperatura rendendole performanti nel termoclino.

Trygons forse e' la prima casa produttrice a fare le pale in carbonio, il primo prototipo usci nel 1991!

Oggi trygons propone tre diversi tipi di pala, quella dura,quella media e quella morbida associate a tre differenti lunghezze per soddisfare appieno le esigenze dell'atleta



L'officina meccanica Trygons propone una bellissima custodia stagna per la sony cybershot


Ed infine il fucile,l'articolo piu' richiesto


Fatto in modo responsabile, sapientemente equilibrato ha una linea snella e maneggevole.


Prodotti di altissimo livello, vistitate il sito del produttore e leggete con attenzione i dettagli tecnici dei prodotti,
http://www.trygons.com
Contattateci per qualunque tipo di informazione risponderemo in maniera precisa e dettagliata ad ogni tipo di richiesta.

giovedì 26 agosto 2010

O-ring... questo sconosciuto

Sebbene dal nome arcinoto, specialmente alla comunita’ subacquea, questo componente fondamentale della nostra attrezzatura non e’ sempre osservato con l’attenzione che merita e non tutti in realta’ sanno come e perche’ funziona un o-ring.
Eppure siamo pronti ad affidare al suo lavoro parti costose della nostra attrezzatura come torce e macchine fotografiche che sarebbero irrimediabilmente danneggiate se solo lui…, l’o-ring, non dovesse funzionare a dovere.
Non dimentichiamo che, cosa piu’ importante, la nostra stessa sopravvivenza sott’acqua e’ affidata alla tenuta di o-ring presenti su fruste ed erogatori.
Prima di approfondire tecnicamente la funzionalita’ degli o-ring, vediamo un po di storia e di curiosita’ sul suo conto.
L’o-ring costituisce il dispositivo di tenuta per eccellenza, il piu’ semplice ed economico, tutto cio’ lo rende sorprendente.
Fu la mente creativa di un tornitore di origine svedese, di nome Christensen, che emigrato in America nel lontano 1891 ne registro’ il brevetto nel 1937. Se ci pensate un po’,molto prima dell’invenzione dell’o-ring, le macchine che lavoravano con fluidi e gas in pressione erano gia’ tante.
Tutte facevano uso di altri metodi di tenuta, non altrettanto semplici e nemmeno troppo efficaci. Immaginate tutti gli sbuffi di vapore che si vedevano uscire da locomotive e motori a vapore…molti erano inevitabili perdite dovute a tenute che non si riuscivano a realizzare meglio; insomma ci si accontentava di avere qualche perdita a svantaggio ovviamente del rendimento della macchina in questione.
Pensate…Sul Titanic…Non c’era nemmeno un o-ring!!!
L’invenzione dell’o-ring semplifico’ di molto la progettazione e la realizzazione di tutte quelle macchine e la sua adozione le rese al contempo piu’ affidabili e piu’ efficienti.
Non tutte le menti geniali vengono adeguatamente retribuite, infatti nonostante tutti gli sforzi legali perpretati da Christensen la proprietà intellettuale passò da una compagnia all'altra fino alla Westinghouse. Durante la Seconda guerra mondiale il governo statunitense dichiarò l'o-ring fondamentale per la guerra, consentendone la produzione anche ad altre compagnie.

Cos’e’ l’o-ring??

L’o-ring e’ un anello di elastomero a sezione circolare; da qui il suo nome.
Gli elastomeri, definiti comunemente “gomma”, possono essere considerati come un liquido ad altissima viscosita’, non comprimibile e con una tensione superficiale molto elevata.
Questo materiale si comporta in maniera particolare se sottoposto a pressione.
A differenza da come potremmo pensare esistono centinaia di “ricette” diverse che compongono l’elastomero dell’o-ring.
Le diverse mescole possono essere selezionate, per gli usi piu’disparati, basandosi su caratteristiche meccaniche o chimiche.
Le caratteristiche meccaniche sono da considerarsi in relazione a parametri come: pressione di esercizio, dimensione della tenuta, tipo di montaggio.
Le caratteristiche chimiche sono invece correlate principalmente al tipo di fluido o gas con cui viene a contatto l’oring ed alla temperatura di esercizio del sistema.
Ci sono infatti condizioni di uso estremamente gravose come il contatto con olii, combustibili, detergenti, acidi; in concomitanza con alte o basse temperature, tutte condizioni che deteriorano gravemente e velocemente la mescola elastomerica se non adeguatamente formulata.

Una curiosita’...

Il disastro dello Space Shuttle Challenger avvenne a causa del cedimento di un o-ring. Semplice quanto delicato; basto' una temperatura al di sotto di quella prevista per causare una transizione vetrosa della mescola di un o-ring che impediva la fuoriuscita di un fluido infiammabile.
L’o-ring in questione, invece di deformarsi correttamente, a causa della bassa temperatura, divento’ rigido e fragile come vetro, non garantendo la tenuta ed allo stesso tempo causando una catastrofe!


Una tenuta ad o-ring efficace richiede che l’anello, in fase di montaggio, sia adeguatamente deformato all’interno della sua sede in modo da creare uno stress meccanico sulle superfici di contatto che ne impedisce il passaggio di fluidi e gas garantendone cosi’ la tenuta. Fintanto che la pressione dei fluidi che vogliamo contenere non eccede lo stress meccanico imposto dal montaggio non puo’ esserci alcuna perdita.
Poiche’ la superficie di contatto tra o-ring e pareti della sede e’ molto piccola e’ possibile contenere alte pressioni di esercizio con modesti sforzi meccanici. Il tutto dipende dalla durezza della mescola di elastomero utilizzata per realizzare l’o-ring.
Insomma, questo prezioso anello si deforma disponendosi sulle pareti della sede e ne sigilla gli interstizi impedendo cosi’ le perdite. Geniale come tutte le cose semplici!!

Deformazione di un o-ring in sede
Non e’ assolutamente necessario, in presenza di tenute ad o-ring, serrare la tenuta con forza sia che si tratti di un montaggio radiale o assiale; ( per i dettagli segui la lettura ) anzi stringere troppo stressa oltremodo l’o-ring e si corre il rischio di danneggiarlo anzitempo.
Lo stress meccanico iniziale, dato dal montaggio, ne garantisce la tenuta a pressione zero ( pensate all’o-ring della vostra torcia appena andate in acqua.. per esempio). L’aumento della pressione idrostatica, che preme sull’o-ring dall’esterno, lo spinge sempre piu’ ad aderire alle pareti, garantendo la tenuta. Piu’ scendiamo, piu’ preme, fino ovviamente al carico massimo garantito dalla mescola. Il cedimento meccanico della mescola, comunque, e’ ben distante dalle pressioni idrostatiche che si sperimentano nelle immersioni dell’uomo in muta non presso-resistente. Altro discorso se parliamo di batiscafi o scafandri rigidi che possono dover sostenere pressioni di centinaia o migliaia di atmosfere, li la mescola ed il montaggio dell’o-ring sono fondamentali.
Ma allora, mi direte, come si allagano torce e macchine fotografiche?
Le risposte sono molteplici. In molti casi si allagano nei primi metri perche’ l’o-ring e’ danneggiato, oppure perche’ un corpo estraneo incastrato nella sede dell’o-ring non gli consente di lavorare correttamente, oppure … avete dimenticato il tappo o l’o-ring stesso!
Se l’allagamento avviene in profondita’ significa che l’o-ring ha ceduto a causa di un danno non visibile ( basta una tacchetta…) o perche’ la sua mescola ha perso le caratteristiche meccaniche originali.
Per questo e’ buona norma tenere ben pulite ed ingrassate le sedi e sostituire gli o-ring. Un o-ring anche solo un po’ schiacciato in qualche punto, un granello di sabbia, un capello, possono fare grossi danni.

L'O-ring ed il comandante Bucher…

Apneista e pioniere della subacquea e della fotografia e cinematografia subacquea italiana, dopo un passato come aviatore impegnato in numerose operazioni belliche della seconda guerra mondiale, sviluppa la sua passione per la subacquea creando e modificando le attrezzature all’epoca disponibilie, rendendole idonee ai suoi scopi.
Prendendo spunto dalle guarnizioni di tenuta dei carrelli degli aerei americani, fu il primo ad utilizzare gli o-ring come elemento di tenuta negli scafandri per macchine fotografiche da lui stesso costruiti; siamo nel 1945!

Fino ad ora abbiamo parlato di sede, sforzo meccanico e montaggio.
Vediamo ora in dettaglio i diversi tipi di montaggio di un o-ring e gli sforzi meccanici che lo deformano.
Possiamo distinguere le tenute in statiche e dinamiche. Le tenute statiche sono tutte quelle in cui l’o-ring e le pareti in contatto sono ferme.
Diciamo tutte quelle che vediamo su fruste, bombole, torce etc..
Le tenute dinamiche invece sono caratterizzate da uno scorrimento, tra oring e parete di contatto. Un esempio puo’ essere l’o-ring all’interno del pistoncino del secondo stadio o l’o-ring di tenuta della valvola di carico della muta stagna.
Inoltre e’ possibile distinguere le tenute con carico radiale da quelle con carico assiale.
In una tenuta assiale lo sforzo di compressione dell’o-ring e’ assiale, ovvero parallelo al suo asse.
Carico assiale
Immaginate il montaggio di un erogatore INT sulla bombola con caramella. Quando andate a stringere la staffa dell’erogatore state comprimendo l’o-ring nella sua sede con uno sforzo che e’ parallelo al suo asse.
Carico radiale
Si parla di tenuta radiale se invece la deformazione e’ nella direzione del raggio dell’anello o-ring.
Pensate agli o-ring delle fruste o a quelli presenti sul tappo della torcia e su tutti i tappi che ci sono sui primi stadi sia di BP che di HP.
Per ogni montaggio e per ogni diametro dell’o-ring ci sono precise tabelle che definiscono la dimensione e la tolleranza di lavorazione della sede che lo contiene. Se il tutto e’ rispettato la tenuta e’ garantita fino a centinaia di atmosfere.

Grazie per l'attezione

Alla prossima
Johnnydeep Maveq

P.S. Immagini liberamente tratte da internet



martedì 24 agosto 2010

Lo sapevate che....

Da qualche tempo sto approfondendo le mie conoscenze sulla vita e le esperienze di tanti uomini che hanno segnato indelebilmente la storia della subacquea. Da siciliana orgogliosa della mia terra e del suo passato non ho potuto fare a meno di imbattermi in un personaggio a dir poco unico nel suo genere. Geniale, intraprendente e rivoluzionario nelle sue idee per il periodo storico da lui vissuto.
Voglio condividere con voi qualche notizia sulla formidabile vita del Principe Francesco Alliata di Villafranca.

Cercando in rete troverete :

Produttore italiano. Discendente da una nobile famiglia siciliana ma di origine pisana, durante il secondo conflitto mondiale fa il reporter nelle zone di guerra, riprendendo con una Arriflex 35 mm alcune immagini destinate a entrare nella memoria collettiva. Nel dopoguerra, collaborando con l’amico Pietro Moncada, inizia a produrre una serie di documentari etno-antropologici sulla realtà marginale delle isole Eolie. Si deve a lui la messa a punto di una delle prime macchine da presa in grado di realizzare riprese subacquee in mare aperto, arrivando anche a portare per la prima volta lo sguardo del cinema nella camera della morte di una tonnara Tonnara, 1947. Con la sua società Panaria Film è anche produttore di film di finzione, quali Vulcano (1949) di W. Dieterle e La carrozza d’oroSesto continente (1953). Dalla fine degli anni ’50 il suo rapporto con il cinema si affievolisce sempre più, fino a cessare completamente con la decisione di mettersi a produrre gelati, adottando come marchio di fabbrica uno dei titoli nobiliari della famiglia, quello di Duca di Salaparuta.
Queste poche righe in corsivo poco dicono di questo grande uomo.

Il Principe Francesco Alliata prima tenentino e poi tenente dell' Esercito Italiano durante la seconda guerra mondiale all 'eta' di soli ventitre' anni documeto' con la sua Arriflex 35mm e con grande amore e professionalita' i disastri della guerra. Per questo immane lavoro, che successivamente fu montato negli studi di Cinecitta' dall'Istituto  Luce, fu insignito assieme ad altri 299 tra i littori d'Italia con la M d'oro, iniziale del Duce.Fu trasferito in Sicilia a Messina al forte Gonzaga dove assieme ad una troupe immortalo'  momenti tragici della seconda guerra mondiale, i bombardamenti da parte degli americani e degli inglesi sulla citta' di Messina e lo straziante incendio sul Duomo che Monsignor Pajno aveva appena finito di far ricostruire dopo il terremoto del 1908. Subito dopo parti' verso Siracusa per immortalare la disfatta delle nostre truppe e di quelle alleate con l'imminete sbarco degli americani, nel frattempo per distoglierlo dalla sua impresa viene richiamato a Roma per altro incarico. Intanto e' la disfatta, cade il Re che si rifugia assieme alla famiglia in Puglia, viene nominato Badoglio Capo del Governo e di li a poco il proclama famosissimo dell'otto settembre, siamo nel 1943 e per Mussolini e' ormai la fine.
Il nostro Principe ha il compito di continuare ad immortalare gli ultimi momenti della guerra ma ormai siamo alla disfatta, coloro che prima erano alleati adesso sono nemici i nemici sono amici,l'Italia vive la fine della seconda guerra mondiale nel trambusto piu' totale.

Poi la fine della guerra ed il rientro a villa Valguarnera e li, producendo per la prima volta un documentario sulle bellezze storiche della villa di famiglia il Principe decide che il suo futuro sara' il cinema.
Le riprese, l'illuminazione la fotografia lui vuole raccontare a tutto il mondo le bellezze della sua amata terra.
Ancor di piu', appassionato di mare e di caccia subacquea decide che riuscira' in un modo o nell'altro nel suo intento di effettuare riprese subacquee.Si ritrova assieme ad i suoi amici universitari con i quali aveva partecipato al G.U.F. di Palermo : il cugino Quintino di Napoli,  Pietro Moncada di Paternò, Renzino Avanzo e Fosco Mariani.
Il gruppo cosi' costituito parte su un'imbarcazione di fortuna, la "San Giuseppe", alle volte delle Eolie.
Il sogno di questi fantastici ragazzi tra difficolta' e peripezie si avvera.
Alliata, assieme ai suoi amici, gira nel  1946 ben 3000m di pellicola con la sua affezionata cinepresa scafandrata da lui stesso.



Immaginate...ancora poco o nulla si sapeva sulla compensazione,la famosissima Pinocchio uscira' solo qualche anno dopo,senza autorespiratori, con degli occhialini rudimentali che si appoggiavano alle orbite oculari e con discese in apnea da un minuto circa per le singole riprese  il Principe Francesco Alliata  gira per la prima volta nella storia riprese di caccia sottomarina. Alla fine sotto indicazione del noto regista Rossellini viene affidata la post produzione ad un famoso tecnico di Cinecitta' che montera' un bellissimo cortometraggio intitolato "Cacciatori sottomarini" al quale seguira' "Bianche Eolie",nasce cosi' la Panaria film.




La storia del nostro grande personaggio non finisce qui, girera' in seguito il famoso film "Vulcano", interpretato superbamente da Anna Magnani ed il film "La carrozza d'oro" di Jean Renoir, continuera' fino agli anni settanta la sua passione per le riprese subacquee.


 Vorrei scrivere tanto altro su questo grande uomo ma non vorrei allo stesso tempo togliervi il piacere di una  piacevole lettura a riguardo.
Leggere storie di questo tipo fa capire come siano stati questi signori i veri pionieri della subacquea e come esperienze simili non siano ripetibili ai nostri giorni, solo l'amore e la dedizione totale  verso il mare potrebbero portare a risultati comparabili.

Elena








 Taorminafilmfest Master Class a francesco Alliata

Letture: il principe delle immagini
Letture : Principe Francesco Alliata di Villafranca

giovedì 29 luglio 2010

Il LED e la luce.....

Diodi bassa potenza colorati, diodo di potenza per illuminazione, giunzione PN


Torraca provincia di Salerno.

Sapevate che questa e’ l’unica cittadina al mondo dove l’illuminazione stradale e’ completamente a led?

La parola LED e’ un acronimo e significa Light-Emittion-Diode.

Il led e’ un prodotto dell’industria elettronica relativamente giovane; basato sull’elemento piu’ semplice della moderna elettronica; la giunzione PN di Silicio drogato, (significa addizionato con impurità droganti) detta in gergo semplicemente diodo.

Vediamo come e sotto quali condizioni, questo componente, puo’ essere usato come fonte luminosa per i nostri scopi subacquei e quali sono i vantaggi gli svantaggi e le complicazioni nell’uso di tale fonte.

Ho gia’ accennato alla giunzione PN, ma molti mi diranno, di cosa si tratta?

Guardatevi attorno, in ogni apparecchio elettronico di ogni genere ci sono chip, composti da transistor a loro volta composti da giunzioni PN. Questa struttura e’ la base di partenza per ogni componente elettronico anche il piu’ complesso. In un cellulare ci sono centinaia di milioni di queste minuscole giunzioni. “Giunzione” sta proprio per contatto tra due materiali con caratteristiche fisiche e quindi elettriche differenti. Parliamo di materiali semiconduttori derivati dal silicio raffinato, derivato da qualcosa molto simile alla sabbia della spiaggia…… quindi a noi vicina.

La zona di contatto tra i due materiali presenta molte caratteristiche particolari ed il numero di fenomeni fisici ed elettrici che in quella minuscola zona si verificano sono tali da riempire migliaia di pagine di complicatissime formule matematiche….. ma non preoccupatevi cio’ che a noi interessa e’ l’effetto fotoelettrico che si verifica in quella zona. FOTO-ELETTRICO ci fa gia’ capire che luce ed elettricita’ sono in qualche modo coinvolte in questo fenomeno.

Infatti, facendo scorrere elettroni attraverso la zona di giunzione si ottiene la generazione di fotoni, ovvero unita’ base di cio’ che banalmente chiamiamo luce. L’effetto e’ anche reversibile; infatti, illuminando con luce la zona di giunzione, si ottiene la generazione di energia elettrica. Questo e’ cio’ che accade nei pannelli solari per fotovoltaico tanto di moda ultimamente. Anche le celle fotovoltaiche sono infatti costituite da giunzioni PN.

Anche nel caso dei led, per poter confrontare il loro utilizzo e la loro resa con le classiche fonti di luce, dobbiamo parlare di efficienza luminosa, spettro di emissione, ed angolo di emissione.

Di efficienza luminosa abbiamo parlato gia’ nell’articolo inerente le lampade a scarica di gas; si misura in Lumen/w e da una misura di quanta luce in totale viene emessa per ogni watt elettrico utilizzato dalla fonte luminosa, in questo caso dal led.

Negli ultimi anni la tecnologia dei led per illuminazione ha fatto enormi progressi.

La difficolta’ principale nell’aumentare la resa dei led e’ che la luce emessa nella zona di contatto tra i due materiali deve poter uscire dal silicio e poiche’, come vi ho detto esiste l’effetto contrario, nel viaggio dalla giunzione all’esterno molti dei fotoni e quindi della luce emessa viene riassorbita nel materiale stesso abbassandone drasticamente l’efficienza di emissione.

La soluzione e’ nello studio dei materiali, in particolare di strati successivi di diversi materiali e nel rendere la struttura del led il piu’ sottile possibile.

Attualmente l’efficienza di queste sorgenti ha superato quella delle lampade alogene di un fattore 2 o 3. Ma nel caso dei led la storia e’ molto piu’ complessa di come puo’ sembrare, infatti non si puo’ parlare di efficienza luminosa se non si tiene in considerazione anche la differente capacita’ del nostro occhio a percepire le diverse componenti dello spettro della luce emessa.

Ogni sorgente luminosa emette una luce differente e composta da onde elettromagnetiche di lunghezza d’onda differente che miscelate insieme ci fanno percepire una luce come piu’ calda, piu’ fredda, o tendente verso un colore in particolare. L’esempio classico e’ l’arcobaleno; ad ogni frequenza e’ associato un colore.

La luce solare e’ una luce con spettro continuo che contiene in se tutte le lunghezze d’onda del visibile ed altre che non vediamo come l’infrarosso, responsabile della sensazione di calore che da’ il sole sulla pelle e l’ultravioletto tanto pericoloso per i danni che puo’ arrecare.

Il nostro occhio ha una sensibilità differente ad ogni lunghezza d’onda ed ha il massimo della sensibilita’ in corrispondenza dei 550nm ovvero in prossimita’ del verde. Piu’ ci allontaniamo da questa lunghezza d’onda piu’ il nostro occhio diventa cieco a quel tipo di luce.

Cio’ che abbiamo di piu’ simile alla luce naturale e’ la luce emessa dalle classiche lampade ad incandescenza ormai in disuso. Queste emettono uno spettro continuo ed emettono infrarossi infatti scaldano (provate a mettere la mano davanti ad una potente alogena senza toccarla).

Qui nella figura sono rappresentati gli spettri di emissione di alcuni tipi di led, il picco di percezione dell’occhio umano, l’emissione di una alogena.


Sensibilita' dell'occhio umano e spettro di emissione di alcuni tipi di led e lampada alogena

Ma cosa c’entra tutto questo con l’efficienza luminosa di un led?

I led non emettono, come la luce solare o le alogene, uno spettro continuo contenente in se tutte le lunghezze d’onda, ma a seconda di come sono realizzati centrano il loro spettro di emissione su lunghezze d’onda diverse. Si intuisce che, se gran parte della luce emessa ricade su lunghezze d’onda lontane dal nostro picco di percezione, possiamo avere anche efficienze enormi ma il nostro occhio percepira’ l’illuminazione come blanda.

E’ chiaro adesso che un led per illuminazione deve avere caratteristiche ben precise ed emettere il piu’ possibile in prossimità del picco di percezione dell’occhio umano.

Purtroppo le rese luminose decantate da molte aziende che costruiscono lampade a led NON tengono conto di questo importante fattore, quindi, di fatto, anche se si parla di 100lm/w la resa luminosa e’ alla fine minore.

L’ultimo fattore fondamentale per la valutazione dell’efficienza di un sistema di illuminazione a led e’ l’angolo di emissione della luce.

Il led e’ una sorgente quasi puntiforme. Tutta la luce viene generata da una superficie molto piccola (pochi mm^2) e se non propriamente focalizzata non riesce ad abbandonare la zona di emissione per diffondere nell’ambiente o meglio per arrivare sul target che vogliamo illuminare. Lo studio dell’ottica associata ai led e’ molto complesso. Per fortuna le aziende che realizzano i led realizzano o fanno realizzare ad aziende specializzare le lenti adatte a quel tipo di led. Usare lenti concepite per un led su un altro modello puo’ abbattere l’efficienza luminosa anche del 50%!!!

Quindi scegliete aziende competenti che sanno quello che fanno e non si limitano ad assemblare una torcia a led con pezzi trovati sul mercato senza fare attenzione a questi particolari.

E’ inutile dire che e’ meglio diffidare da chi vi propone lampade a led con nessun sistema di lenti o con ridicole paraboline, ho visto anche questo in giro.

A presto un nuovo articolo con alcune considerazioni tecniche su come utilizzare un led.
Daremo un’occhiata a qualche led commerciale concepito per scopi di illuminazione e trarremo insieme alcune importanti considerazioni in merito a: rendimento luminoso, durata della batteria ( nel caso di sistema a batteria ) e potenza dissipata in calore.

Johnnydeep-maveq

martedì 8 giugno 2010

La lampada HID


Oggi parliamo di lampade HID, dette anche a scarica di gas, o banalmente lampade allo xeno.
La sigla HID che molti conoscono, non e’ altro che un acronimo che sta ad indicare la tecnologia che permette a questi prodigiosi bulbi di emettere luce.
HID sta appunto per High Intensity Discharge, ovvero scarica ad alta intensita’.

Ma cos’e’ in realta’ questa scarica e cosa c’entra il gas xeno in tutto questo?

In primo luogo non bisogna confondere le classiche lampadine alogene allo xeno per auto con le moderne lampade HID.
Le classiche lampade ad incandescenza per auto consistono di un filamento in tungsteno, o leghe di materiali affini, che portate ad altissima temperatura per effetto della corrente elettrica, emettono luce appunto per incandescenza. La temperatura raggiunta dai filamenti e’ di circa 2700 gradi per le classiche lampade ad incandescenza e di circa 3000 o piu’ per le alogene. I filamenti, sottoposti a stress termici notevoli, tendono a sublimare gradualmente con l’uso ed a depositarsi sulle pareti interne del bulbo in vetro. Questo e’ il motivo per cui le normali lampade ad incandescenza tendono ad annerirsi prima di fulminarsi definitivamente. Conseguenza del graduale deterioramento del filamento e’ la sua rottura quasi sempre a seguito di una accensione o per un urto o vibrazione subita mentre il filamento e’ ancora caldo.
Un fenomeno interessante spiega perche’ quasi sempre una lampada si fulmina nell’istante in cui la vogliamo accendere…… no la legge di Murphy o la sfiga in questo caso c’entrano poco. La risposta e’ la dipendenza della resistenza elettrica, presentata dal filamento, dalla temperatura dello stesso. A lampada fredda la resistenza elettrica presentata dal filamento e’ molto bassa ( pochi decimi di Ohm). Nell’istante in cui chiudiamo il circuito una corrente di spunto, decine di volte maggiore della normale corrente di esercizio, scorre sul filamento per pochi istanti fino a che questo non si riscalda ( avviene tutto in pochi centesimi di secondo). Abbiamo scoperto quindi che il momento critico per una lampada ad incandescenza e’ proprio l’accensione. L’assottigliarsi del filamento, per il fenomeno di sublimazione descritto sopra, e la corrente di spunto a freddo fanno si che dopo ore di funzionamento e migliaia di accensioni e spegnimenti il filamento si rompa.
Il filamento, per potersi portare ad altissime temperature, non deve scambiare troppo calore con l’esterno, questo si ottiene riempiendo il bulbo con gas a bassa pressione. Nelle lampade comuni si usa argon o kripton.
L’aggiunta di gas quali lo iodio o lo xeno all’interno dei bulbi migliora la vita utile del filamento e ne aumenta la resa luminosa a parita’ di potenza elettrica.

Nascono cosi’ le lampade alogene.

Infatti, il tungsteno che sublima dal filamento reagisce con lo xeno contenuto nell’ampolla creando un alogenuro che reagendo con il filamento ad alta temperatura rideposita il tungsteno creando un ciclo alogeno che allunga la vita del filamento.
La temperatura di lavoro del filamento aumenta a vantaggio della luminosita’ e del colore della luce ora piu’ bianca rispetto ad una incandescenza classica.

Il concetto di funzionamento della lampada HID e’ fondamentalmente differente.

Non c’e’ alcun filamento ma una ampollina di quarzo riempita, a bassa pressione, di gas xeno o miscele di gas affini, all’interno della quale si causa una scarica elettrica allo scopo di creare un plasma di gas…

Sicuramente molti di voi avranno visto in azione un fabbro con una saldatrice ad arco.

La saldatrice crea un arco elettrico ed un plasma che genera temperature tali da fondere e saldare il ferro o l’acciaio ed emette una luce fortissima e bluastra.

Quello che avviene all’interno del bulbo HID e’ una sorta di saldatura controllata.

La scarica elettrica, simile ad un fulmine, attraversa l’ampolla durante la fase di accensione ( ignition ), questo causa una eccitazione degli atomi del gas all’interno che passando allo stato di plasma si porta a temperature elevatissime ( migliaia di gradi, questo e’ il motivo dell’ampollina di quarzo, unico materiale trasparente capace di resistere a quelle temperature).

Conseguenza di questo e’ l’emissione di fotoni, quindi …. Finalmente…. LUCE.!!!

( ci sarebbero due o tre volumi di fisica per spiegare la fotoemissione da parte del gas ma lasciamo perdere…)

Quindi torniamo alla nostra ampollina piena di xeno. Subito dopo la fase di accensione in cui e’ necessaria una tensione di ben 25.000 volts ( quindi 100 volte piu’ grande della tensione della rete elettrica di casa vostra!!!), necessaria a perforare il gas e causare la preaccensione del plasma, la tensione sufficiente a mantenere la lampada accesa alla normale luminosita’ scende a circa 85v, dipende dal tipo di lampada in uso.
A questo punto capirete bene che la vostra torcia equipaggiata con batterie a 12 volt, da sola, non e’ in grado poter accendere alcuna lampada HID.
E’ necessario un circuito elettronico in grado di generare, partendo dai 12v disponibili, la scarica iniziale di 25.000v ed in seguito gli 85v per tutto il tempo in cui intendete mantenere accesa la vostra lampada. Questo circuito viene chiamato in gergo BALLAST.

Ma passiamo alla resa luminosa, confrontiamo un lampada alogena con una HID.

Vediamo alcuni esempi.
Diciamo che una buona alogena riesce ad emettere circa 25 Lumen ( unita’ di misura della luce emessa) per ogni watt elettrico, quindi una 50w emettera’ 25 x 50 = 1250 Lumen. Una HID puo’ arrivare anche a 70-80 lumen per ogni watt, quindi una 15w emetterebbe 80 x 15 = 1200lm, ovvero con soli 15w avrei la stessa luminosita’ di una 50w alogena, oppure con un 50w HID avrei ben 4000lumen, l’equivalente di una alogena da ben 160w. Il rapporto di circa 1 a 3 puo’ essere usato a tutto vantaggio dell’autonomia, mantenendo lo stesso pacco batteria, oppure a vantaggio della luminosita’ con pari durata del caso alogeno, oppure ancora a vantaggio delle dimensioni e del peso riducendo il pacco batteria e tenendosi la resa luminosa e l’autonomia di una alogena da 50w.

Il tutto puo’ sembrare complesso ma con i giusti esempi tutto diventera’ piu’ chiaro.
Nel prossimo articolo troverete tutte le informazioni per comprendere cosa sono i lumen, cosa sono i lux, la resa luminosa e cromatica ed un accenno ad un’altra fonte luminosa i LED.
Infine saprete se cio’ che cercano di vendervi puo’ soddisfare le vostre aspettative ancor prima di scendere in acqua….!!!

domenica 11 aprile 2010

Distribuzione prodotti GioSub







Tutti in acqua con una buona torcia!

La Maveq oggi e' anche distributore per la Sicilia e la Calabria dei sistemi di illuminazione GioSub.



Con la bella stagione alle porte la natura si risveglia e la voglia di fare immersioni e godere della flora e fauna marina si fa sentire piu' che nei grigi inverni passati a sognare il sole, il mare e le leggiadre immersioni in muta umida.
Godete appieno delle vostre immersioni dotandovi di una ottima torcia. La fonte di luce che avete sempre desiderato; leggera, robusta, con una buona autonomia, ma soprattutto.... neanche a dirlo, luminosa e perche' no, anche bella esteticamente!
La nostra scelta ricade su una azienda che per serieta' , competenza e blasone ha pochi rivali in termini di sistemi di illuminazione per tutte le necessita'; dal sub ricreativo a quello tecnico, al professionista allo speleosub. Le imprese portate a compimento con le torcie GioSub non hanno bisogno di ulteriore risonanza. Esperienze uniche, esplorazione di relitti di importanza storica, grotte in acque gelide con chilometri di progressione, profondita' a tre cifre ma sempre all'altezza della situazione!
Visitate le pagine del nostro e-shop, dove a breve avrete la possibilita' di acquistare le torce a prezzi lancio che manterremo solo per il mese di Aprile.
Non fatevi scappare l'occasione..... e come recita un noto spot publicitario
Una torcia e' per sempre... scegli il meglio!


giovedì 8 aprile 2010

Custodie stagne AQUAPAC

In arrivo I prodotti AQuapac !!
Iphone, cellulari, VHF, navigatori satellitari, lettori MP3; finalmente potrete portarli con voi senza piu' temere che si bagnino e si danneggino.
Dalla prossima settimana potrete venire a scegliere personalmente il modello di custodia stagna piu' adatto alle vostre esigenze.
Vi aspettiamo nel nostro showroom NAUTICA MANCUSO sito in vill. PACE a Messina.

Con l'acquisto in piccoli stock troverete anche valide offerte per aziende e diving.

giovedì 25 marzo 2010



Saremo presenti al prossimo evento.. WOW......


No..., non era un'esclamazione. Sto parlando del "Week On Wreks".


Il wow e' l'evento ufficiale cha la didattica SSI sta organizzando a livello italiano per permettere, ai subacquei con preparazione tecnica adeguata, la visita su alcuni relitti della nostra zona.


Avete capito bene; quest'anno il wow si tiene nell'area dello Stretto di Messina con l'impeccabile e professionale organizzazione di OloturiaSub, nella veste del titolare Giammichele Iaria.


Durante l'evento saranno a disposizione dei sub, che vorranno provarle, le custodie foto/video DiveRoss ed i sistemi di illuminazione Gio'Sub.


A presto! e Buone bolle.