giovedì 26 agosto 2010

O-ring... questo sconosciuto

Sebbene dal nome arcinoto, specialmente alla comunita’ subacquea, questo componente fondamentale della nostra attrezzatura non e’ sempre osservato con l’attenzione che merita e non tutti in realta’ sanno come e perche’ funziona un o-ring.
Eppure siamo pronti ad affidare al suo lavoro parti costose della nostra attrezzatura come torce e macchine fotografiche che sarebbero irrimediabilmente danneggiate se solo lui…, l’o-ring, non dovesse funzionare a dovere.
Non dimentichiamo che, cosa piu’ importante, la nostra stessa sopravvivenza sott’acqua e’ affidata alla tenuta di o-ring presenti su fruste ed erogatori.
Prima di approfondire tecnicamente la funzionalita’ degli o-ring, vediamo un po di storia e di curiosita’ sul suo conto.
L’o-ring costituisce il dispositivo di tenuta per eccellenza, il piu’ semplice ed economico, tutto cio’ lo rende sorprendente.
Fu la mente creativa di un tornitore di origine svedese, di nome Christensen, che emigrato in America nel lontano 1891 ne registro’ il brevetto nel 1937. Se ci pensate un po’,molto prima dell’invenzione dell’o-ring, le macchine che lavoravano con fluidi e gas in pressione erano gia’ tante.
Tutte facevano uso di altri metodi di tenuta, non altrettanto semplici e nemmeno troppo efficaci. Immaginate tutti gli sbuffi di vapore che si vedevano uscire da locomotive e motori a vapore…molti erano inevitabili perdite dovute a tenute che non si riuscivano a realizzare meglio; insomma ci si accontentava di avere qualche perdita a svantaggio ovviamente del rendimento della macchina in questione.
Pensate…Sul Titanic…Non c’era nemmeno un o-ring!!!
L’invenzione dell’o-ring semplifico’ di molto la progettazione e la realizzazione di tutte quelle macchine e la sua adozione le rese al contempo piu’ affidabili e piu’ efficienti.
Non tutte le menti geniali vengono adeguatamente retribuite, infatti nonostante tutti gli sforzi legali perpretati da Christensen la proprietà intellettuale passò da una compagnia all'altra fino alla Westinghouse. Durante la Seconda guerra mondiale il governo statunitense dichiarò l'o-ring fondamentale per la guerra, consentendone la produzione anche ad altre compagnie.

Cos’e’ l’o-ring??

L’o-ring e’ un anello di elastomero a sezione circolare; da qui il suo nome.
Gli elastomeri, definiti comunemente “gomma”, possono essere considerati come un liquido ad altissima viscosita’, non comprimibile e con una tensione superficiale molto elevata.
Questo materiale si comporta in maniera particolare se sottoposto a pressione.
A differenza da come potremmo pensare esistono centinaia di “ricette” diverse che compongono l’elastomero dell’o-ring.
Le diverse mescole possono essere selezionate, per gli usi piu’disparati, basandosi su caratteristiche meccaniche o chimiche.
Le caratteristiche meccaniche sono da considerarsi in relazione a parametri come: pressione di esercizio, dimensione della tenuta, tipo di montaggio.
Le caratteristiche chimiche sono invece correlate principalmente al tipo di fluido o gas con cui viene a contatto l’oring ed alla temperatura di esercizio del sistema.
Ci sono infatti condizioni di uso estremamente gravose come il contatto con olii, combustibili, detergenti, acidi; in concomitanza con alte o basse temperature, tutte condizioni che deteriorano gravemente e velocemente la mescola elastomerica se non adeguatamente formulata.

Una curiosita’...

Il disastro dello Space Shuttle Challenger avvenne a causa del cedimento di un o-ring. Semplice quanto delicato; basto' una temperatura al di sotto di quella prevista per causare una transizione vetrosa della mescola di un o-ring che impediva la fuoriuscita di un fluido infiammabile.
L’o-ring in questione, invece di deformarsi correttamente, a causa della bassa temperatura, divento’ rigido e fragile come vetro, non garantendo la tenuta ed allo stesso tempo causando una catastrofe!


Una tenuta ad o-ring efficace richiede che l’anello, in fase di montaggio, sia adeguatamente deformato all’interno della sua sede in modo da creare uno stress meccanico sulle superfici di contatto che ne impedisce il passaggio di fluidi e gas garantendone cosi’ la tenuta. Fintanto che la pressione dei fluidi che vogliamo contenere non eccede lo stress meccanico imposto dal montaggio non puo’ esserci alcuna perdita.
Poiche’ la superficie di contatto tra o-ring e pareti della sede e’ molto piccola e’ possibile contenere alte pressioni di esercizio con modesti sforzi meccanici. Il tutto dipende dalla durezza della mescola di elastomero utilizzata per realizzare l’o-ring.
Insomma, questo prezioso anello si deforma disponendosi sulle pareti della sede e ne sigilla gli interstizi impedendo cosi’ le perdite. Geniale come tutte le cose semplici!!

Deformazione di un o-ring in sede
Non e’ assolutamente necessario, in presenza di tenute ad o-ring, serrare la tenuta con forza sia che si tratti di un montaggio radiale o assiale; ( per i dettagli segui la lettura ) anzi stringere troppo stressa oltremodo l’o-ring e si corre il rischio di danneggiarlo anzitempo.
Lo stress meccanico iniziale, dato dal montaggio, ne garantisce la tenuta a pressione zero ( pensate all’o-ring della vostra torcia appena andate in acqua.. per esempio). L’aumento della pressione idrostatica, che preme sull’o-ring dall’esterno, lo spinge sempre piu’ ad aderire alle pareti, garantendo la tenuta. Piu’ scendiamo, piu’ preme, fino ovviamente al carico massimo garantito dalla mescola. Il cedimento meccanico della mescola, comunque, e’ ben distante dalle pressioni idrostatiche che si sperimentano nelle immersioni dell’uomo in muta non presso-resistente. Altro discorso se parliamo di batiscafi o scafandri rigidi che possono dover sostenere pressioni di centinaia o migliaia di atmosfere, li la mescola ed il montaggio dell’o-ring sono fondamentali.
Ma allora, mi direte, come si allagano torce e macchine fotografiche?
Le risposte sono molteplici. In molti casi si allagano nei primi metri perche’ l’o-ring e’ danneggiato, oppure perche’ un corpo estraneo incastrato nella sede dell’o-ring non gli consente di lavorare correttamente, oppure … avete dimenticato il tappo o l’o-ring stesso!
Se l’allagamento avviene in profondita’ significa che l’o-ring ha ceduto a causa di un danno non visibile ( basta una tacchetta…) o perche’ la sua mescola ha perso le caratteristiche meccaniche originali.
Per questo e’ buona norma tenere ben pulite ed ingrassate le sedi e sostituire gli o-ring. Un o-ring anche solo un po’ schiacciato in qualche punto, un granello di sabbia, un capello, possono fare grossi danni.

L'O-ring ed il comandante Bucher…

Apneista e pioniere della subacquea e della fotografia e cinematografia subacquea italiana, dopo un passato come aviatore impegnato in numerose operazioni belliche della seconda guerra mondiale, sviluppa la sua passione per la subacquea creando e modificando le attrezzature all’epoca disponibilie, rendendole idonee ai suoi scopi.
Prendendo spunto dalle guarnizioni di tenuta dei carrelli degli aerei americani, fu il primo ad utilizzare gli o-ring come elemento di tenuta negli scafandri per macchine fotografiche da lui stesso costruiti; siamo nel 1945!

Fino ad ora abbiamo parlato di sede, sforzo meccanico e montaggio.
Vediamo ora in dettaglio i diversi tipi di montaggio di un o-ring e gli sforzi meccanici che lo deformano.
Possiamo distinguere le tenute in statiche e dinamiche. Le tenute statiche sono tutte quelle in cui l’o-ring e le pareti in contatto sono ferme.
Diciamo tutte quelle che vediamo su fruste, bombole, torce etc..
Le tenute dinamiche invece sono caratterizzate da uno scorrimento, tra oring e parete di contatto. Un esempio puo’ essere l’o-ring all’interno del pistoncino del secondo stadio o l’o-ring di tenuta della valvola di carico della muta stagna.
Inoltre e’ possibile distinguere le tenute con carico radiale da quelle con carico assiale.
In una tenuta assiale lo sforzo di compressione dell’o-ring e’ assiale, ovvero parallelo al suo asse.
Carico assiale
Immaginate il montaggio di un erogatore INT sulla bombola con caramella. Quando andate a stringere la staffa dell’erogatore state comprimendo l’o-ring nella sua sede con uno sforzo che e’ parallelo al suo asse.
Carico radiale
Si parla di tenuta radiale se invece la deformazione e’ nella direzione del raggio dell’anello o-ring.
Pensate agli o-ring delle fruste o a quelli presenti sul tappo della torcia e su tutti i tappi che ci sono sui primi stadi sia di BP che di HP.
Per ogni montaggio e per ogni diametro dell’o-ring ci sono precise tabelle che definiscono la dimensione e la tolleranza di lavorazione della sede che lo contiene. Se il tutto e’ rispettato la tenuta e’ garantita fino a centinaia di atmosfere.

Grazie per l'attezione

Alla prossima
Johnnydeep Maveq

P.S. Immagini liberamente tratte da internet



martedì 24 agosto 2010

Lo sapevate che....

Da qualche tempo sto approfondendo le mie conoscenze sulla vita e le esperienze di tanti uomini che hanno segnato indelebilmente la storia della subacquea. Da siciliana orgogliosa della mia terra e del suo passato non ho potuto fare a meno di imbattermi in un personaggio a dir poco unico nel suo genere. Geniale, intraprendente e rivoluzionario nelle sue idee per il periodo storico da lui vissuto.
Voglio condividere con voi qualche notizia sulla formidabile vita del Principe Francesco Alliata di Villafranca.

Cercando in rete troverete :

Produttore italiano. Discendente da una nobile famiglia siciliana ma di origine pisana, durante il secondo conflitto mondiale fa il reporter nelle zone di guerra, riprendendo con una Arriflex 35 mm alcune immagini destinate a entrare nella memoria collettiva. Nel dopoguerra, collaborando con l’amico Pietro Moncada, inizia a produrre una serie di documentari etno-antropologici sulla realtà marginale delle isole Eolie. Si deve a lui la messa a punto di una delle prime macchine da presa in grado di realizzare riprese subacquee in mare aperto, arrivando anche a portare per la prima volta lo sguardo del cinema nella camera della morte di una tonnara Tonnara, 1947. Con la sua società Panaria Film è anche produttore di film di finzione, quali Vulcano (1949) di W. Dieterle e La carrozza d’oroSesto continente (1953). Dalla fine degli anni ’50 il suo rapporto con il cinema si affievolisce sempre più, fino a cessare completamente con la decisione di mettersi a produrre gelati, adottando come marchio di fabbrica uno dei titoli nobiliari della famiglia, quello di Duca di Salaparuta.
Queste poche righe in corsivo poco dicono di questo grande uomo.

Il Principe Francesco Alliata prima tenentino e poi tenente dell' Esercito Italiano durante la seconda guerra mondiale all 'eta' di soli ventitre' anni documeto' con la sua Arriflex 35mm e con grande amore e professionalita' i disastri della guerra. Per questo immane lavoro, che successivamente fu montato negli studi di Cinecitta' dall'Istituto  Luce, fu insignito assieme ad altri 299 tra i littori d'Italia con la M d'oro, iniziale del Duce.Fu trasferito in Sicilia a Messina al forte Gonzaga dove assieme ad una troupe immortalo'  momenti tragici della seconda guerra mondiale, i bombardamenti da parte degli americani e degli inglesi sulla citta' di Messina e lo straziante incendio sul Duomo che Monsignor Pajno aveva appena finito di far ricostruire dopo il terremoto del 1908. Subito dopo parti' verso Siracusa per immortalare la disfatta delle nostre truppe e di quelle alleate con l'imminete sbarco degli americani, nel frattempo per distoglierlo dalla sua impresa viene richiamato a Roma per altro incarico. Intanto e' la disfatta, cade il Re che si rifugia assieme alla famiglia in Puglia, viene nominato Badoglio Capo del Governo e di li a poco il proclama famosissimo dell'otto settembre, siamo nel 1943 e per Mussolini e' ormai la fine.
Il nostro Principe ha il compito di continuare ad immortalare gli ultimi momenti della guerra ma ormai siamo alla disfatta, coloro che prima erano alleati adesso sono nemici i nemici sono amici,l'Italia vive la fine della seconda guerra mondiale nel trambusto piu' totale.

Poi la fine della guerra ed il rientro a villa Valguarnera e li, producendo per la prima volta un documentario sulle bellezze storiche della villa di famiglia il Principe decide che il suo futuro sara' il cinema.
Le riprese, l'illuminazione la fotografia lui vuole raccontare a tutto il mondo le bellezze della sua amata terra.
Ancor di piu', appassionato di mare e di caccia subacquea decide che riuscira' in un modo o nell'altro nel suo intento di effettuare riprese subacquee.Si ritrova assieme ad i suoi amici universitari con i quali aveva partecipato al G.U.F. di Palermo : il cugino Quintino di Napoli,  Pietro Moncada di Paternò, Renzino Avanzo e Fosco Mariani.
Il gruppo cosi' costituito parte su un'imbarcazione di fortuna, la "San Giuseppe", alle volte delle Eolie.
Il sogno di questi fantastici ragazzi tra difficolta' e peripezie si avvera.
Alliata, assieme ai suoi amici, gira nel  1946 ben 3000m di pellicola con la sua affezionata cinepresa scafandrata da lui stesso.



Immaginate...ancora poco o nulla si sapeva sulla compensazione,la famosissima Pinocchio uscira' solo qualche anno dopo,senza autorespiratori, con degli occhialini rudimentali che si appoggiavano alle orbite oculari e con discese in apnea da un minuto circa per le singole riprese  il Principe Francesco Alliata  gira per la prima volta nella storia riprese di caccia sottomarina. Alla fine sotto indicazione del noto regista Rossellini viene affidata la post produzione ad un famoso tecnico di Cinecitta' che montera' un bellissimo cortometraggio intitolato "Cacciatori sottomarini" al quale seguira' "Bianche Eolie",nasce cosi' la Panaria film.




La storia del nostro grande personaggio non finisce qui, girera' in seguito il famoso film "Vulcano", interpretato superbamente da Anna Magnani ed il film "La carrozza d'oro" di Jean Renoir, continuera' fino agli anni settanta la sua passione per le riprese subacquee.


 Vorrei scrivere tanto altro su questo grande uomo ma non vorrei allo stesso tempo togliervi il piacere di una  piacevole lettura a riguardo.
Leggere storie di questo tipo fa capire come siano stati questi signori i veri pionieri della subacquea e come esperienze simili non siano ripetibili ai nostri giorni, solo l'amore e la dedizione totale  verso il mare potrebbero portare a risultati comparabili.

Elena








 Taorminafilmfest Master Class a francesco Alliata

Letture: il principe delle immagini
Letture : Principe Francesco Alliata di Villafranca